6 luglio 2013
Se le regole parlano.
Forse, nel Pd, moriremo di pretattica ma le
regole del congresso del Partito democratico parlano al Paese al pari degli
stessi contenuti su cui la platea degli iscritti sarà chiamata a confrontarsi. Anche il modo in cui saranno organizzati i
congressi descriverà l’idea di fondo su come il più grande partito del panorama
politico italiano intende strutturarsi per affrontare l’attuale fase di
transizione e con quali strumenti saprà o, comunque, proverà a parlare al
Paese. Anche le regole di un congresso, quindi,
raccontano l’identità di un partito e mai come per queste maledettissime “larghe intese” c’è bisogno di una
identità forte capace di governare il compromesso. Storicamente, in Italia - ma non solo - la
stessa forma partito, quelle delle grandi formazioni politiche del secondo
dopoguerra, come in un gioco di specchi, rifletteva ed era, a sua volta,
riflessa nella forma dello Stato nazionale cui, nel gioco della democrazia
rappresentativa, si candidava a governare. La crisi delle forme di governo nazionali; il
potere “costituente” dell’attuale
crisi economica e sociale; la crisi di fiducia monitorata dal progressivo astensionismo
e, come descritto da Christopher Lasch nella sua analisi sulle élite, da un
dibattito politico che “tende a crescere
solo su se stesso” in una devastante condizione di “insularità” della politica; sono solo una parte dei nodi
congressuali da sciogliere che già l’impianto delle regole contribuirà a
definire. Non è un caso che nel dibattito politico
corrente ci sia un ritorno di attenzione verso una modifica in senso
presidenziale della riforma dello Stato e che a questa si prepara a
corrispondere sia il ritorno – 2.0 – della vecchia Forza Italia in cui, in una
formula “all’americana”, nella testa dei berlusconiani, risulterebbe liberato
“da lacci e lacciuoli” il rapporto tra elettori e leader carismatico o,
parimenti, nel Partito Democratico, superato dalla norma che ha permesso anche
a Matteo Renzi di candidarsi contro Bersani alle scorse primarie, ritorni il
tema della riunificazione tra candidato premier e segretario e quello delle
primarie aperte oltre la formula del registro degli elettori. Dentro queste scelte c’è un idea della
politica e della democrazia che si organizza ma, continuare a discutere di
regole, specialmente nei modi in cui questa discussione sta trovando spazio,
rischia di compromettere la ripresa del dialogo con le persone che i
democratici possono ancora provare a rappresentare. E’ per questo che immagino un partito in cui
agli iscritti sia riservato molto di più che un diritto di scelta alle primarie.
Fa bene Cuperlo a parlare di “popolo di decisori”. Fanno male, malissimo, i
gruppi dirigenti territoriali irpini ad immaginare, avulsa dalla politica, il
tesseramento come prova muscolare tra le correnti. Ma si sa, ai “padroni delle
tessere” piace vincere facile. Hanno fatto bene, Valentina Paris e Luigi
Famiglietti, a porre alcuni interrogativi di legalità in merito al nuovo
tesseramento del Pd irpino. Non può esistere, su questa materia, la discrezionalità
rivendicata da Caterina Lengua e da chi, nel Pd, ad ogni livello, le tiene
bordone. Dopo aver fatto saltare, per intero, il tesseramento
del 2012 - solo per questo meriterebbero il commissariamento - potranno anche
gestire l’intero pacchetto delle nuove undicimila tessere, ma è chiaro che se
nel 2012 non ci sono state le condizioni per un’adesione libera, aperta e
trasparente, potrebbero non esserci, per il prossimo congresso, i margini per
una discussione capace, qui in Irpinia, di rispondere alle domande di senso che
l’attuale fase politica ci consegna. Anche per questo, quindi, sono le regole che
parlano per noi, fortunatamente, però, sono sempre le idee che continueranno a
cambiare il mondo.
24 giugno 2013
Ex-Isochimica: Un impegno di civiltà.
A Borgo Ferrovia, dentro la stazione, le
carrozze dei treni venivano scoibentate, su un binario morto. Solo
successivamente, fino al 13 dicembre del 1988, per effetto dell’ordinanze di
chiusura a firma del pretore di Firenze Beniamino Deidda, la lavorazione, dal
1982, avvenne, spostata di pochi metri in linea d’aria, all’interno dello
stabilimento Isochimica nel nucleo industriale di Pianodardine. Le prescrizioni delle Ferrovie dello Stato,
all’inizio degli anni ’80, prevedevano la lavorazione di quattro o cinque
carrozze al mese con la relativa turnazione del personale. Ad Avellino, invece, nell’azienda di Elio
Graziano, si lavorava duro, le carrozze, in media, erano almeno quaranta e, per
grattar via l’amianto dai treni, per gli scoibentatori, non esisteva turnazione
e, di protezioni e precauzioni, manco l’ombra. Senza quelle tute, si faceva
prima. L’amianto dai treni poteva esser grattato via anche con le unghie.
Solo dopo l’86, i tecnici dell’Istituto
superiore di Sanità di Milano rilevarono l’assoluta mancanza di “idonei sistemi di aspirazione delle polveri
di amianto nei capannoni”. Toccò agli esperti del Servizio di igiene del lavoro
e prevenzione ambientale di Bologna informare i lavoratori dei rischi che
correvano. Per almeno sei anni, l’amianto delle carrozze
è stato interrato nel sottosuolo, in vasche scavate all’interno dello
stabilimento o, caricato sui camion, portato fuori e sversato nei fiumi o,
senza alcuna precauzione, interrato altrove.
Oggi, i mille e seicento metri cubi di
Amianto abbandonati sul piazzale dell’Isochimica, esposti in cubi di cemento
con la possibile dispersione di fibre, raccontano del silenzio e dell’ottundimento
trentennale di una intera comunità su cui l’inchiesta del Procuratore Rosario Cantelmo ha finalmente aperto una
faglia.
Il Gip
Giuseppe Riccardi, confermando l’intero impianto dell’inchiesta,
riguardo al sequestro ed alla custodia della Ex-Isochimica e nominando il
sindaco della Città di Avellino custode dell’area, ha avuto il pregio di delineare
il principio di una custodia attiva – dinamica – tesa a garantire gli
interventi di bonifica e ad eliminare i rischi di incolumità pubblica. C’è bisogno, quindi, che il sito di Borgo
Ferrovia, in cui fino all’1986 sono state scoibentate le carrozze dei treni per
conto delle Ferrovie dello Stato, rientri tra i siti di interesse nazionale. Gli
studi del Ministero della Salute, nel 2012, confermano che sono, almeno,
trentadue milioni le tonnellate di amianto ancora da bonificare sparse sul
territorio nazionale. E’ da qui, quindi, dall’inclusione del sito
della ex-Isochimica tra quelli di interesse nazionale, che comincia il percorso
della bonifica di un’area, ormai, incastonata nell’insieme urbano di Avellino –
Atripalda “con il fondato pericolo –
come recita l’ordinanza di convalida del sequestro, depositata il 15 giugno
scorso – che la libera disponibilità del
sito dove fu svolta la criminosa attività connessa alla lavorazione dell’amianto
possa aggravarne o protrarne le conseguenze dei reati contestati,
compromettendo ulteriormente l’integrità dell’ambiente, nonché l’incolumità
delle persone e l’esigenza ad impedire che i reati di disastro ambientale e
omissioni in atto d’ufficio siano portati ad ulteriori conseguenze”. Il
reato contestato è contro l’incolumità pubblica. Sono due i fronti su cui occorre lavorare:
quello della bonifica e quello del prepensionamento per gli ex-dipendenti di
Elio Graziano. A leggere gli esiti di altri casi analoghi a
quello della ex-Isochimica di Avellino nulla si è mosso se non sulla spinta
delle inchieste della Magistratura. Rafforzare l’inchiesta avellinese significa
poter cominciare ad individuare un percorso risolutivo per la città e per
quegli oltre trecento lavoratori. E’ utile quindi che il Comune di Avellino,
nei processi, si costituisca parte civile interpretando il tema della bonifica
come restituzione di quell’area al quartiere, lavorando, in sede Asi, per la
modifica del Piano in merito alla destinazione d’uso del suolo su cui sorge l’impianto. Riguardo ai lavoratori, sono già dieci le
morti da Amianto tra gli ex-dipendenti Isochimica - il picco massimo è previsto
dopo il 2015 - occorre immaginare la possibilità di piegare, sul tema dei
prepensionamenti, le prerogative di legge contenute nella 257 del 1992 che
prevede il prepensionamento solo per chi, per almeno dieci anni, ha lavorato in
esposizione all’amianto. Se è vero che la qualità delle politiche di
un governo si misura dal modo in cui si cambia la vita dei cittadini, c’è
bisogno per gli ex-lavoratori dell’Isochimica che possano accedere, con l’attuale
sistema contributivo, al pensionamento anticipato. L’Isochimica è un impegno di giustizia e, un
impegno di giustizia, è sempre un impegno di civiltà.

12 marzo 2013
Speciale IRISBUS - Radio HARAMBEE.
Radio Harambeehttp://www.spreaker.com/page#!/user/harambee/speciale_irisbus_del_11_marzo_2013 Puoi ascoltare i miei interventi ai minuti 34,00 - 75,40 - 104,40 - 122,50 - 138,00 - 156,55 Intervento di Stefano Fassina al minuto 133,35 Lunedì 11 marzo alle ore 21.30 in diretta dall'Associazione Vita, Harambee - Movimento per i Beni Comuni, ha trasmesso su Radio Harambee uno speciale su "IRISBUS"
Sono intervenuti: -...Maggiori informazioni Stefano Fassina (Responsabile Nazionale economia PD - in collegamento telefonico) - Ettore Zecchino (Cons. Regionale - Lista Monti) - Giorgio Cremaschi (No Debito - in collegamento telefonico) - Davide Iannuzzo (Resistenza Operaia Irisbus) - Generoso Bruno (Partito Democratico) - Sergio Bellavita (Ex FIOM - in collegamento telefonico) - Carmine Loffredo (Indotto FIAT)
Conduce il Portavoce Fabrizio Procopio Copertine satiriche di Valentino Grasso Supporto Tecnico Francesco Scauzillo
In studio con noi i giornalisti - Angelo Corvino (irpino.it) - Michele De Leo (Il Mattino e autore del libro sulla Irisbus Metalmezzadri)
20 febbraio 2013
Unions pose dilemma for Italy's centre-left
I sindacati italiani, il dilemma del centrosinistra di Ferdinando Giugliano
Financial
Times 19/02/2013
Avellino
Stretta
tra la pressione dovuta al calo della richiesta e la competizione estera,
l’industria automobilistica di Avellino, un tempo fiorente, vive un momento di
crisi. Tutte le 57 fabbriche, situate nell’area di questa cittadina del sud
Italia che si trova circa 50 Km ad est di
Napoli, hanno dovuto licenziare o far ricorso ai sussidi statali per
mantenere gli organici. L’Irisbus, l'industria che produce autobus di
proprietà dalla Fiat, ha chiuso il
proprio stabilimento, vicino Flumeri, lasciando oltre 700 dipendenti a
percepire sussidi di disoccupazione che scadranno quest'anno.
Così,
quando Pier Luigi Bersani, leader del
Partito Democratico, ha fatto tappa ad Avellino la scorsa settimana, i
lavoratori lo hanno accolto carichi di speranza.
“Il
PD è l’unico che si è schierato dalla nostra parte” – ha dichiarato Dario
Mennino, che ha capeggiato uno sciopero di 4 mesi alla Irisbus. “Siamo ansiosi di vedere Bersani vincere le
elezioni”, ha aggiunto Sergio Scarpa, leader locale della FIOM, l'intransigente
sindacato dei metalmeccanici.
Pier
Luigi Bersani sarà sollevato nell'apprendere che può contare sull’appoggio del
lavoro organizzato, dal momento che
spera di assicurarsi una maggioranza piena alle elezioni politiche che si
terranno domenica prossima. Avellino ha
rappresentato per anni un feudo della Democrazia Cristiana, ma ci sono segnali
che lasciano presagire che il vento potrebbe
cambiare. “La crisi
dell’industria sta spostando l’elettorato a sinistra”, le parole di Valentina
Paris, candidata locale alla Camera dei
Deputati, che ha partecipato,
affermandosi, alle primarie del PD
tenutesi a dicembre. “Le persone sapevano della mia appartenenza all’area di
sinistra del partito e comunque alle primarie ho ricevuto il doppio dei voti
nei quali speravo”.
I critici
temono che la coalizione di centro-sinistra possa finire ostaggio dei sindacati
e in particolare della CGIL, il più
radicale tra i maggiori sindacati
confederali italiani.
La linea
di demarcazione tra il Partito Democratico e il sindacato assume spesso
contorni sfumati. Proprio in Campania, la regione nella quale si trova
Avellino, uno dei principali candidati
del PD è Guglielmo Epifani, segretario
generale della CGIL dal 2002 al 2010.
Marco
Simoni, politologo e candidato per Scelta Civica, il movimento di centro
guidato da Mario Monti, ha affermato che “ la vicinanza tra la CGIL e il Partito Democratico, è più marcata che
in qualsiasi altro paese europeo”. Tale vicinanza potrebbe rappresentare un
ostacolo nel caso in cui i Democratici
intendessero, dopo il voto, cercare un’alleanza con Mario Monti.
Simoni ha
dichiarato che “non c’è chiarezza sulle politiche che il Partito Democratico
intende perseguire ma è impensabile che per noi un’alleanza con un partito le
cui posizioni sono vicine a quelle della CGIL”.
Le
proposte di politica economica della CGIL, che conta 5.5 milioni di iscritti,
illustrate nel documento “Piano del Lavoro”, possono essere riassunte
nella richiesta di aumento di 50 miliardi della spesa pubblica per il prossimo triennio, per garantire
l'assunzione di migliaia di
dipendenti pubblici e sgravi fiscali alle aziende che assumono donne e
giovani. Le risorse potrebbero essere finanziate attraverso una patrimoniale e
con tagli drastici ai trasferimenti alle
imprese.
Durante
la sua visita a Napoli, Susanna Camusso, segretario della CGIL, ha elogiato il
Piano per il suo realismo. “ Abbiamo scelto di assicurarci che i conti
tornino”, ha detto la Camusso.
Tuttavia,
alcuni economisti sono scettici.“ Il programma della CGIL è per metà troppo vago e per l'altra metà
poco realistico”, dice Tommaso Nannicini, economista e professore universitario di economia politica alla Bocconi. “La
debolezza del piano va individuata
nell'incapacità di proporre
soluzioni per migliorare il controllo della spesa pubblica”.
E
aggiunge che comunque il programma va analizzato attentamente, “ dal momento che il PD non può permettersi rotture con la CGIL. Tuttavia le richieste del sindacato sono così
vaghe che i Democratici potrebbero permettersi anche di ignorarle, una volta al
governo”.
Un
governo di centro-sinistra potrebbe avere difficoltà a trovare un equilibrio
tra le richieste del sindacato di aumento della spesa pubblica e il rispetto
delle regole fiscali dell’UE , che Bersani ha ripetutamente dichiarato di voler
rispettare.
L'Italia
ha sottoscritto il fiscal compact, un patto fiscale attraverso il quale ogni
stato dell'eurozona si impegna a mantenere il budget entro determinati
parametri, che tengano conto del ciclo economico.
Egualmente
importante per un governo progressista sarebbe conciliare i desideri del
sindacato con le speranze degli industriali, alle quali Bersani ha promesso di
dare ascolto.
Confindustria,
la principale organizzazione industriale
italiana, ha priorità completamente differenti da quelle della CGIL ,
che includono, tra l’altro, il taglio degli oneri sociali per i dipendenti.
Al PD il difficile ruolo di far quadrare il
cerchio tenendo conto delle speranze
interne al partito, e ad Avellino le aspettative sono piuttosto alte.
“L'Italia ha bisogno di una nuova politica industriale”, sostiene
Generoso Bruno del Partito Democratico. “O lasciamo che l'industria, qui al sud,
rappresenti una risorsa per il Paese, oppure questo potrebbe essere l'inizio
della fine”.
19 febbraio 2013
Hirpinian young Turks on FT!
...The Democrats’ tricky balancing act will also have to be squared with the hopes of the party’s rank and file, and in Avellino expectations are running high. “Italy needs a new industrial policy,” says Generoso Bruno, a Democrat activist. “Either we let industry here in the south be a resource for the country, or this could be the beginning of the end.”19/02/2013 - Financial Times 
|